l’articolo che segue riguarda un progetto del 2011 ripreso all’interno del progetto di conversione  di  Leccce360 in HTML5

Le nuove tecnologie si sa rendono grandi servigi per la valorizzazione dei Beni Culturali, ma in questo caso addirittura procurano inedite emozioni.

Riporto l’articolo apparso oggi 19 Gennaio 2010 sulla Gazzetta del Mezzogiorno a firma di Marcello Gaballo:

cliccando sull’immagine si verrà condotti alla GigaPanografia in HTML5 la versione in flash originaria è rimasta  qui

campanile

Il campanile del duomo di Lecce ?
L’ha costruito 
M. Trevisi

 

Finora si è creduto che il realizzatore della torre campanaria fosse il celebre scultore Giuseppe Zimbalo. Sulla base di recenti e innovative rilevazioni fotografiche forniteci dai leccesi Domenico Perrone e Marco Perulli, proponiamo per la prima volta una nuova attribuzione di paternità

di Marcello Gaballo.

Il complesso architettonico di piazza Duomo include l’imponente campanile, uno tra i più alti d’Europa, posto a sinistra dell’edificio religioso, che domina con la sua slanciata forza plastica l’intero centro storico.

È tornato da poco al suo antico splendore, essendosi finalmente conclusi i lavori di completamento e di ristrutturazione, la pulitura delle superfici esposte, il ripristino delle formelle maiolicate,  curati dalla Provincia di Lecce ad opera della leccese Edil Gama srl, rappresentata dall’architetto Borrello Pisanò.

Monumento e simbolo per la città di Lecce, come lo è la Mole per Torino o il campanile di San Marco per Venezia, è alto circa 70 metri e si innalza su pianta quadrata, a blocchi squadrati di tufo, con leggera rastremazione lungo tutta la sua altezza dei quattro piani terrazzati, ognuno dei quali è delimitato da una balaustra in pietra leccese riccamente decorata. Per avere un raffronto molto pratico riguardo l’altezza, si consideri che il campanile di S. Maria Maggiore, completato alla fine del XIV secolo, il più alto della Capitale, misura 75 metri.

Fatta eccezione per il pianterreno, su cui si apre una sola porta, i restanti e la cupola sono alleggeriti su tutti i lati da una monofora a sesto tondo e presentano in alto un epitaffio commemorativo. Ai quattro angoli della balaustra del terzo ordine, che ospita l’apparato campanario, sono infissi altrettanti pinnacoli, alti più di due metri, sempre in pietra leccese, la cui copertura riprende la trama di mattoni disposti in senso orizzontale della torre. Agli angoli dell’ultimo piano, coreografici vasi contenenti fiori si innalzano su basamenti quadrangolari, con effetti chiaroscurali evidentemente barocchi, che, sommati ai restanti elementi decorativi, aumentano la leggerezza, riducendo la monotonia dell’eccessivo sviluppo in altezza e raccordando stilisticamente la torre con l’ architettura coeva della facciata del duomo.

L’ultimo ordine è dato dalla cuspide sommitale, a sezione ottagonale e copertura piramidale, anche questa recintata da una balaustra in pietra. Il cupolino, rivestito da formelle maiolicate, accentua lo slancio della struttura e su di esso trova posto la sagoma del protettore S. Oronzo in atto di benedire, in abiti vescovili e con il pastorale, alto circa due metri e mezzo.

Grande promotore del nostro campanile fu il celeberrimo vescovo napoletano Luigi Pappacoda, importante figura nella storia civile e religiosa di Lecce, il quale, nel proporre un così ardito e innovativo progetto con il concorso del clero e del popolo leccese, certamente volle lasciare memoria imperitura di sé, sottolineando la predominanza ecclesiastica rispetto alla vita civile di tutto il contado.

Tutta la bibliografia finora edita collega l’opera al noto scultore leccese Giuseppe Zimbalo, che lo aVRebbe realizzato tra il 1662 e il 1682, in sostituzione del precedente.

Le moderne tecnologie fotografiche e la potenza degli strumenti di comunicazione multimediale rendono finalmente merito a colui che, a chi scrive, sembra ragionevole supporre come il vero progettista, il quale volle la sua opera stilisticamente perfetta, assolutamente capace di destare meraviglia e ammirazione, allora come oggi.

La nostra ipotesi attributiva sulla paternità della torre si fonda su alcuni dettagli emersi recentemente dalle rilevazioni fotografiche effettuate dai leccesi Domenico Perrone e Marco Perulli, esperti nell’innovativa tecnica della gigapanografia, quanto mai adatta per la visione in streaming di immagini di grandissima dimensione attraverso Internet. Con questa metodica i due leccesi hanno avuto modo di evidenziare un particolare finora sfuggito a tutti, esperti e non, data l’impossibilità di scorgere a occhio nudo e con gli abituali ausilii tecnologici quanto appare invece chiaramente scolpito sul bordo inferiore di un cordolo della balaustra del quarto ordine: M(astro) Trevisi.

Ci sembra lecito porre a questo punto il manzoniano dubbio sul novello Carneade, a parer nostro eleggibile a grande artefice, in merito al quale abbiamo riscontrato scarsissime notizie. Se la “M” scolpita sta per “mastro”, come ci piace supporre, la cronologia rimanda all’unico architetto coevo con tale cognome, tal mastro Oronzo Trevisi, menzionato per la prima volta dal De Simone nel 1879, lo stesso che nel 1697 realizza e firma le volte del chiostro dell’ex-monastero brindisino di S. Benedetto: IO M° ORONT° / TREVISI l’ho / Fatto l’AN 97 (sic). Opportune ricerche anagrafiche potrebbero chiarire le  vicende familiari del nostro, che potremmo ritenere discendente del più noto Antonio Trevisi, nativo di Campi Salentina, particolarmente attivo nell’Urbe nel precedente secolo.

L’affascinante ipotesi che qui proponiamo per la prima volta susciterà senza dubbio l’attenzione degli appassionati cultori del barocco leccese, arricchendo il già notevole appeal turistico del capoluogo e orientando nuove necessarie ricerche. Tali approfondimenti, auspichiamo infine, toglieranno dall’oblio la figura di un personaggio che, pur essendo del tutto trascurato negli annali dell’architettura di Terra d’Otranto, riteniamo il valido e geniale costruttore di una delle opere più note e rappresentative del nostro patrimonio architettonico.

Nel sito Lecce360 è visionabile una coppia di gigapanografie del Campanile prima e dopo il restauro e chiunque può ingrandire l’immagine per visionare  la “firma” del M. TREVISI puntando all’indirizzo: https://www.lecce360.com/zoom/Campanile_Duomo_Lecce/

Didascalia per le immagini: “Foto ed elaborazioni di Domenico Perrone e Marco Perulli, ©Lecce360.com”

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