Statua di S.Irene su via Vittorio Emanuele

Il più delle volte i passanti non si accorgono di quella statua che pare affacciarsi, in alto, dalla muratura di uno dei palazzi che, non distante dall’ingresso di Piazza Duomo, costeggia via Vittorio Emanuele II. Una statua di donna con la palma del martirio nella mano destra mentre sorregge, con la sinistra, la miniatura della città di Lecce portandola verso il cuore. È Sant’Irene, patrona della città fino al 1656, quando al suo posto Mons. Luigi Pappacoda farà subentrare Sant’Oronzo agli onori dell’altare patronale.
Chi era S.Irene?
Una Santa di frontiera, in bilico tra Oriente e Occidente per tutto il Medioevo quando il suo culto viene introdotto a Lecce, sembra a partire dal XII secolo per iniziativa del vescovo Formoso che fa erigere accanto alla chiesa cattedrale un campanile a forma di torre “a memoria et honore della santa vergine Irene”. La costruzione turriforme si deve proprio a un episodio della controversa agiografia della santa nativa di Tessalonica, in Macedonia, nel I secolo e figlia del notabile Licinio che per tenere nascosta la straordinaria bellezza della bambina la rinchiude a sei anni in cima a una torre. Ciononostante la giovane Irene sarà convertita al cristianesimo provocando la disapprovazione del padre fino al punto che la condannerà a morte legandola a un cavallo imbizzarrito. Irene verrà però miracolosamente risparmiata. L’apostasia della Santa doveva essere comunque punita e quindi sarà condannata a ulteriori supplizi e infine decapitata.
La statua prospicente via Vittorio Emanuele è tuttavia un mistero. Per molto tempo in tanti sostenevano che provenisse dalla cappella di S.Irene del 1482, edificata nel piano alto del Palazzo del Governatore in piazza dei Mercanti, quando allora era sindaco Giovanni Del Tufo (come ricorda Giulio Cesare Infantino nella sua “Lecce Sacra”). Sul lato che guardava l’allora via dei Notari di fatto era raggiungibile, risalendo molti gradini in pietra leccese, una cappella affrescata, ma quando i Padri Teatini giunsero a Lecce si realizzò il progetto già sognato di una chiesa più grande che omaggiasse la Santa Patrona, e la cappella di S.Irene dei notari scomparve. Ad oggi però nulla può confermare che questa statua provenga davvero da quella cappella dell’isola del Governatore per essere collocata su un palazzo dell’isola della Frasca. Si potrebbe ipotizzare che abbia fatto parte di una colonna angolare per essere inglobata poi nella costruzione dove ancora oggi la vediamo, magari espressione della devozione di un privato. Va notato comunque che il capo della statua in pietra leccese guarda verso l’ex Convento dei Teatini che nel 1570 fecero erigere nell’umbelicus civitatis la chiesa a lei dedicata, mentre era in corso lo scontro tra quest’ordine religioso e quello dei Gesuiti, vantando entrambi il possesso delle reliquie della Santa Martire. La dura diatriba sarà alla fine superata, o meglio messa a tacere, dal vescovo Pappacoda nel momento in cui riconoscerà a Sant’Oronzo il miracolo di intercessione dalla terribile peste del 1656 attribuendogli il patronato della città e della provincia tutta e così Irene di Tessalonica perderà il primato nel culto dei leccesi.

Testo a cura di The Monuments People APS

foto di Roberto Leone Fuji gfx 100s

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riportiamo una mappa per indicare il punto della via in cui occorre alzare lo sguardo

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